Una trama troppo semplice per un film che si prospettava epico. Ecco il pensiero che ci è passato per la testa subito dopo la visione di After Earth – Dopo la Fine del Mondo. Tutto faceva presagire il meglio: la regia e la sceneggiatura di Shyamalan (famoso per film come Il Sesto Senso, The Village, E venne il giorno), la presenza di Will Smith (che ultimamente sembra essere una garanzia) con il cucciolotto Jaden al seguito. Ma, ovviamente, non è bastato.
Quali sono i difetti del film dal nostro punto di vista?
Tanto per cominciare, la scelta assurda di affidare l’intero film nelle mani di un ragazzino che, per quanto bravo e carino possa essere, non è giustamente in grado di reggere il confronto col padre che invece durante quasi tutta la pellicola è costretto ad osservare il figlio che si trasforma in un “eroe”. Fino alla fine abbiamo pregato perché Will si scollasse da quella dannata sedia, prendesse le redini in mano e salvasse la situazione. Invece no!
Altra cosa che non ci è piaciuta è la scenografia. Ci spieghiamo meglio. C’è a disposizione un intero pianeta su cui l’uomo non mette piede da mille anni ma di cui una qualche traccia nostra (dell’uomo moderno) dev’essere pur rimasta. Tuttavia decidono di ambientare le scene in mezzo a una foresta invasa da scimmie, uccelli e insetti. Siamo in mezzo alla radura, alla fauna tornata allo stato brado e tutto questo è bellissimo! Ma non è possibile che l’unico segno che ci fa capire che siamo sulla Terra è una pittura preistorica dentro una grotta! Ma quella maledetta navetta non poteva precipitare nel mezzo di una metropoli invasa da fauna e flora ma in cui comunque si poteva ancora recuperare qualche aggeggio del 21esimo secolo che provocasse un vago senso di perdita nello spettatore? Senza contare il fatto che, da quel poco che ci viene mostrato, sulla Terra sembrano passati un milione di anni e non mille.
Per il resto il film scorre come un’infinita (e a tratti noiosa) premessa in cui la missione del ragazzo viene quasi messa in secondo piano a favore del difficile rapporto padre-figlio. Insomma, personalmente non ci ha emozionato sotto nessun punto di vista.
Ma veniamo finalmente alla trama che non avremo bisogno di riassumere più di tanto dato che è talmente banale e semplice che si può seguire tra un pisolino e l’altro senza perdersi nulla.
Mille anni fa la Terra diventa invivibile, ovviamente per causa nostra, e l’umanità si trasferisce su un altro pianeta, Nova Prime, che purtroppo è già occupato da una razza aliena. Questi pensano bene di allenare e scatenare contro gli invasori (come sempre noi) gli Ursa (non URSS, Ursa!), dei mostri ciechi che fiutano la paura degli umani. Solo alcuni uomini riescono ad affrontarli e ucciderli grazie alla loro capacità di controllare la paura, i Rangers. Fra di loro c’è il generale Cypher Raige (Will Smith), considerato un vero eroe e prossimo alla pensione. Adesso che è a casa deve recuperare il rapporto con il figlio adolescente Kitai (Jaden Smith) che tenta inutilmente di emularlo per renderlo fiero.
Alla base del contrasto vi è un evento accaduto anni prima in cui la figlia di Cypher, Senshi (interpretata da Zoë Kravitz, figlia di Lenny Kravitz) morì uccisa da un’ursa nel difendere il fratellino Kitai. Il ragazzo si sente responsabile per non aver fatto nulla. E inspiegabilmente il padre, anziché rassicurare il figlio dicendogli che era un bambino e che non avrebbe potuto fare nulla, gli rimprovera la sua mancanza di coraggio.
Mentre si trovano in una navetta diretti verso un campo di addestramento per futuri rangers, vengono colpiti da una tempesta di asteroidi e precipitano sulla Terra. Sono gli unici sopravvissuti e l’unico modo per essere recuperati è emettere un segnale con un aerofaro di emergenza. Purtroppo quello nella cabina di comando è rotto e l’altro si trova nella coda dell’astronave che sfortunatamente si è spezzata e dista 100 km da loro. Il padre è ferito e non può muoversi dunque toccherà a Kitai andare all’avventura del pianeta. Ma non è l’unico problema. L’astronave trasportava un’ ursa che, se non è morta, scorrazza a piede libero sulla Terra in cerca di umani.
Dopo qualche giorno Kitai, dopo aver rischiato di morire svariate volte, raggiunge miracolosamente la coda dell’astronave. Lì come previsto trova l’aerofaro ma per farlo funzionare deve salire in alto, così si arrampica su un vulcano lì vicino. Segue uno scontro con l’ursa in cui il ragazzo si rivela privo di paura (almeno in quell’occasione) e riesce ad ucciderlo. Il segnale viene mandato e arrivano i soccorsi.
Il film si conclude dunque per il meglio. Il padre viene curato, il figliolo dopo quello che ha passato non vuole più saperne di diventare ranger e lasciano la Terra dopo essersi chiariti e riappacificati.
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