Il romanzo di cui ci occupiamo oggi affronta un tema piuttosto attuale. Sempre più spesso purtroppo sentiamo parlare di suicidi tra gli adolescenti riconducibili a fenomeni di bullismo. Il primo lavoro di Jay Asher, “13” (Titolo originale: Thirteen reasons why) affronta proprio questo tema partendo da un’idea abbastanza originale che però forse poi non sviluppa nel migliore dei modi. Jay Asher non nasce come scrittore ma è un bibliotecario californiano che ha lavorato in molte librerie, un giorno visitando un museo viene affascinato dalla voce guida registrata che pur non essendo lì presente riesce a descrivere perfettamente ciò che lui sente e vede. Questo gli dà l’idea per il suo primo romanzo. Pensando soprattutto a dei lettori giovani, Jay Asher mette giù una storia che all’inizio coinvolge ma poi forse scivola nel banale, lasciando chi legge un po’ con l’amaro in bocca.
Vediamo la trama a grandi linee:
Lo studente Clay Jensen (sarà lui il punto di vista del narratore) tornando a casa trova davanti la porta una scatola con al suo interno 7 audiocassette ciascuna numerata su ogni lato con dello smalto blu. Sulle cassette c’è la voce di Hannah Baker, una ragazza suicidatasi da poco e con la quale Clay aveva avuto una breve relazione. Relazione che lui comunque non aveva mai scordato. Clay non riesce a rimanere fermo ad ascoltare la voce di Hannah, ha bisogno di muoversi nei posti che lei descrive, ha la necessità di provare le emozioni che lei gli comunica con le sue parole. E quindi, armato di un vecchio riproduttore portatile rubato ad un amico, comincia ad attraversare senza sosta tutta la città spostandosi di luogo in luogo accompagnato dalla voce di Hannah. Clay ha la necessità di capire perché. Perché Hannah si è suicidata? Che cosa l’ha spinta ad un gesto simile? E perché queste cassette? Lui è forse uno dei motivi?
Questa, molto sintetizzata, è la trama del romanzo. Inizialmente pensavamo si trattasse di una sorta di thriller. Abbiamo poi capito invece di essere di fronte ad un romanzo psicologico che vuole far luce sui disagi degli adolescenti e mostrare come una piccola cosa, agli occhi di un ragazzo, può diventare enorme. E ancora una volta come inevitabilmente le persone, giovani no, siano molto spesso sole. E se alla solitudine si aggiunge la debolezza si può facilmente arrivare ad una tragedia.
Il problema di questo romanzo è forse proprio nella sua impostazione. Essendo scritto dal punto di vista di un adolescente può risultare a volte scontato e banale agli occhi di un adulto. Il tutto dipende da chi legge. Se ad esempio il lettore fosse una persona che è stata vittima di abusi veri, quelli subiti da Hannah Baker potrebbero risultare molto banali e stupidi. Al contrario, se il lettore è un adolescente in crisi, potrà forse immedesimarsi in lei e nel disagio che viveva.
In ogni caso abbiamo comunque trovato lo sviluppo della storia piuttosto banale. Come detto nel titolo, l’idea è molto carina ma poteva essere sicuramente sviluppata meglio. Fortunatamente le descrizioni presenti nel libro, sia quando a parlare è Hannah sia quando è Clay, sono fatte molto bene e ci fanno entrare facilmente nel mondo dei protagonisti, riuscendo anche a regalarci qualche emozione. Risulta piacevole alla lettura quindi in definitiva possiamo sentirci di consigliarlo purché non abbiate grosse aspettative.
“Spero per voi che siate pronti, perchè stò per raccontarvi
la storia della mia vita. O meglio di come è finita. Non datemi
per scontata…una seconda volta. Vi tengo d’occhio.”
Hannah Baker
Please comment with your real name using good manners.